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Competenza materna: sarai una mamma capace?

Diventare madre può essere contemporaneamente un momento di grande gioia e grande stress. Infatti non sei più responsabile solo di te stessa, ma lo diventi anche di tuo figlio.
Questo momento di transizione ti permette di valutare accuratamente la tua competenza materna, cioè la tua capacità di prenderti cura di un altro essere umano. Questa è un elemento importante, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), per vivere una maternità positiva.

Cos’è la competenza materna? È la capacità della madre di mettere in atto comportamenti, abilità e strategie che promuovano uno sviluppo positivo del figlio e che ne favoriscano l’adattamento all’ambiente. Questo significa essere in grado di:

  1. stabilire obiettivi appropriati;
  2. monitorare i comportamenti (tuoi e di tuo figlio);
  3. mettere in atto strategie adeguate per raggiungere gli obiettivi;
  4. valutare l’efficacia delle tue azioni.

La capacità di creare un ambiente salutare e sereno, favorevole per la crescita e lo sviluppo del bambino, è strettamente correlata all’auto-efficacia materna.

Competenza materna e auto-efficacia: quale relazione?

L’auto-efficacia materna è ciò che tu pensi delle tue capacità di organizzare ed eseguire un insieme di compiti finalizzati al crescere un figlio. Fa parte della tua autostima materna e favorisce una serie di effetti positivi e protettivi nei confronti della salute psicofisica di bambini ed adolescenti:

  • migliora la qualità delle interazioni fra la madre e bambino;
  • fa sì che la madre sia più affettuosa e responsiva;
  • rende la madre più interessata e coinvolta nello svolgere attività tipicamente genitoriali;
  • funge da “ammortizzatore” in caso di depressione della madre e di avversità associate a circostanze di vita svantaggiate;
  • riduce la probabilità che il bambino sviluppi un temperamento problematico.

D’altro canto, non essere fiduciosi nelle proprie capacità genitoriali è collegato a:

  • depressione materna;
  • credere di non poter operare dei cambiamenti in situazioni problematiche;
  • comportamento considerato “difficile” del figlio;
  • alti livelli di stress percepiti dalla madre;
  • sensazione di essere sopraffatta dalle responsabilità genitoriali e di essere sovraccaricata dai compiti che la maternità comporta;
  • tendenza a delegare agli altri la risoluzione dei propri problemi.

Il paradosso della competenza materna

competenza materna

Il tuo livello di competenza materna è quindi strettamente correlato al tuo livello di auto-efficacia come madre. Può sembrare paradossale, ma per saperci fare come mamma bisogna prima di tutto che tu ti senta in grado di fare da madre. Infatti la sensazione di esserne capace si sviluppa dopo la nascita del bambino, ma affonda le sue radici:

  • nelle tue esperienze infantili con le figure che si prendevano cura di te. Queste esperienze ovviamente si trovano nel passato e non sono modificabili, ma si possono elaborare nel caso siano state traumatiche;
  • nei messaggi esterni (culturali o della comunità in cui vivi): questi non sono facilmente influenzabili, ma si possono filtrare e valutare;
  • in una buona preparazione per il ruolo materno. Puoi lavorare su questo punto per aumentare la tua auto-efficacia, e quindi rendere più solida la tua competenza materna, già prima di partorire.

Preparati ad essere madre: il circolo virtuoso

Essere madre significa anche considerare il proprio figlio come un progetto, facendo il possibile per garantire il suo sviluppo in senso positivo. Secondo la ricerca, le madri che ottengono i migliori risultati (in termini di sviluppo psicofisico dei figli) sono quelle competenti e con alta auto-efficacia.

Per aumentare le probabilità di favorire lo sviluppo positivo di tuo figlio, puoi instaurare un circolo virtuoso. Più ti senti capace e più sei competente, più sei competente e più ti senti capace. Per fare questo puoi lavorare già da subito su tre fronti: la gravidanza, il parto e la genitorialità.

Consapevolezza e scelte durante la gravidanza

È innanzitutto importante riconoscere che durante la gravidanza ci sono dei fattori che non rientrano sotto il tuo controllo e altri che invece puoi influenzare. Per fare un esempio, alcune malformazioni hanno cause genetiche imprevedibili, mentre altre sono addirittura prevenibili. Infatti per prevenire i difetti del tubo neurale (come la spina bifida) si raccomanda l’assunzione di acido folico già prima del concepimento, e poi per tutto il primo trimestre.

Per aumentare la tua auto-efficacia e la tua competenza, puoi coltivare la capacità di riconoscere gli elementi controllabili e concentrarvi le tue energie. Ad esempio, è controproducente che tu ti dia la colpa se ti viene diagnosticato un diabete gestazionale o una gravidanza a rischio. È invece utile che ti informi attivamente e segua sollecitamente le indicazioni terapeutiche che ti verranno date dal medico.

Non è detto che sia semplice agire sui fattori modificabili. Spesso infatti questo comporta un cambiamento che si può scontrare con le tue resistenze. Oppure può portare ad una serie di problemi che farebbe più comodo non vedere. Ma avere la responsabilità della vita di tuo figlio significa fare delle scelte volte alla tutela della sua salute e del suo sviluppo. Anche se queste scelte possono essere per te scomode.

Se ti trovi in difficoltà nell’individuare i fattori in cui le tue scelte possono avere un ruolo decisivo, non esitare. Chiedi al tuo medico di fiducia o alla tua ostetrica cosa puoi fare per favorire la salute del bambino che porti in grembo.

Inoltre, se ti accorgi che ti riesce difficile mettere in pratica le indicazioni del personale sanitario, sii attiva! Rivolgiti ad uno psicoterapeuta, per avere un sostegno specializzato ed affrontare il cambiamento necessario.

Arrivare al parto già competenti

Sembra paradossale che una donna possa sentirsi competente nel partorire prima ancora di aver partorito per la prima volta, vero? Eppure il senso di competenza materna è talmente importante da essere un fattore protettivo per la salute mentale della donna che deve partorire. Sentirti competente nel partorire ti farà avere un minor rischio di depressione post partum e di disturbo da stress post-traumatico correlato al parto.

Specialmente se partorirai per la prima volta, ti chiederai: come è possibile sentirsi competenti nel fare qualcosa di cui non si ha la minima esperienza?

È un dato di fatto che ogni parto è un evento unico e imprevedibile nel suo decorso. Però l’evoluzione ci ha selezionate nel corso di centinaia di migliaia di anni, generazione dopo generazione. Possiamo quindi dire che le donne del XXI secolo d.C. hanno nel DNA la capacità di partorire.

Proprio così: sei già capace di partorire!

senso di competenza materna nel partorire

Inoltre, ci sono professioni, strutture e metodiche che possono aiutarci laddove il nostro istinto non può. Infatti ostetriche, ginecologi, ospedali, farmaci e anche il parto operativo e cesareo sono risorse che si propongono di migliorare la sorte di un parto complicato. E nella maggior parte dei casi ci riescono. Per questo non ti devono spaventare, anzi, possono farti sentire protetta e supportata nella tua competenza materna.

Da cosa è influenzata l’auto-efficacia nel partorire?

L’auto-efficacia materna nel partorire può essere influenzata negativamente da fattori di tipo:

  • culturale: ad esempio in seguito ad un periodo storico in cui il parto è stato molto medicalizzato;
  • sociale: carente o assente supporto di un partner, della famiglia o della società;
  • psicologico: bassa autostima, depressione, ansia, paura del parto o della gravidanza.

Per fortuna ci sono altrettante influenze che possono aumentare l’auto-efficacia e la competenza materna nel partorire:

  • movimenti culturali che evidenziano la necessità di far riappropriare la donna del suo ruolo centrale nel parto;
  • Il supporto del partner, della famiglia e della società (amicizie, conoscenze, associazioni, istituzioni);
  • una buona autostima, un buon tono dell’umore, adeguate capacità di affrontare e gestire le proprie ansie e paure;
  • una buona preparazione al parto.

Se però la tua auto-efficacia nel partorire è nascosta, offuscata o credi di esserne carente, chiedi aiuto. Un professionista potrà infatti aiutarti ad appropriarti di questa importante risorsa interiore che ti guiderà verso un parto ed una maternità positivi.

Gettare le basi della genitorialità

Gli aspetti pratici

Quando il tuo bambino sarà nato, avrai tutte le possibilità di metterti alla prova e fare esperienza diretta della maternità. Se saprai in che direzione muoverti, questo rinforzerà la tua competenza materna e la tua auto-efficacia, aumentando le possibilità che tuo figlio si sviluppi bene.

Sicuramente all’inizio sarà utile

  • avere pronto tutto ciò che serve dal punto di vista concreto (vestitini, copertine, carrozzina, navicella o ovetto, culla, fasciatoio, tiralatte, coppette, assorbenti, pannolini, biberon…);
  • aver organizzato la casa (e la vita!) in modo da avere almeno i primissimi mesi di tranquillità per affrontare la transizione verso la maternità;
  • trovare una o due fonti autorevoli e soprattutto aggiornate da cui trarre le indicazioni pratiche su come prendersi cura del neonato: quando e quanto nutrirlo? Come vestirlo? Qual è la tecnica per cambiare il pannolino? Come fargli il bagnetto? Che prodotti usare? In che modo può dormire in sicurezza? Sono tutte domande che possono sembrare sciocche. Ma non lo sono. Prima di fare qualcosa, non dare nulla per scontato. Potrebbe sempre esserci qualcosa che ti sfugge. E poi, se ne hai voglia, ascolta e vaglia tutti i consigli (richiesti o meno!) che ti arriveranno dagli altri!
  • avere presente quali sono le tappe di sviluppo del bambino e le abilità in relazione all’età. Questo ti servirà per sapere come stimolare il bambino in modo appropriato e cercare tempestivamente aiuto nel caso si riscontrassero dei problemi.

In questo ambito è opportuno fare costantemente riferimento all’ostetrica e al pediatra di fiducia. Puoi in aggiunta acquistare un manuale, che sia per te chiaro ed esplicativo, da consultare agevolmente mese dopo mese.

Come si comporta una mamma competente?

Prima ancora che il bambino nasca, è utile anche avere un’idea di quali sono i modelli appropriati di comportamento genitoriale. Per favorire lo sviluppo del figlio, una mamma (ma anche un papà!) dovrebbe:

  • riconoscere i bisogni del bambino, soprattutto quando è neonato, e rispondervi in modo sufficientemente pronto ed adeguato;
  • interagire attivamente con il figlio (quindi non solo rispondere alle sue richieste, ma anche stimolarlo);
  • essere attiva nella gestione dei propri problemi emotivi ed interpersonali, per gestire, ridurre o tollerare lo stress ed il conflitto;
  • accettare e legittimare le preoccupazioni e i disagi del figlio, senza sminuirli;
  • utilizzare un metodo di disciplina non punitivo ma autorevole.

Se ti accorgi che ti viene spontaneo comportarti in modo diverso rispetto a queste indicazioni, rivolgiti ad uno psicoterapeuta. Potrete così valutare insieme le tue competenze genitoriali, riconoscere eventuali problemi, capirne le origini e risolvere in modo attivo i problemi.

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FONTI

The Effects of a Childbirth Psychoeducation Program on Learned Resourcefulness, Maternal Role Competence and Perinatal Depression: A Quasi-Experiment (Fei-Wan Ngai, Sally Wai-Chi Chan, Wan-Yim Ip).

http://www.euro.who.int/en/health-topics/Life-stages/maternal-and-newborn-health/activities-and-tools/effective-perinatal-care-epc-training-package/epc-training-maternal-health-modules-modules-mo/1mo.-antenatal-care

Shrooti S, Mangala S, Nirmala P, Devkumari S, Dharanidhar B. Perceived Maternal Role Competence among the Mothers Attending Immunization Clinics of Dharan, Nepal. Int J Community Based Nurs Midwifery. 2016;4(2):100‐106.

http://www.copmi.net.au/professionals-organisations/what-works/evaluating-your-intervention/parents-carers-families/competence

Priscilla K. Coleman, Katherine Hildebrandt Karraker. Maternal self‐efficacy beliefs, competence in parenting, and toddlers’ behavior and developmental status. Infant mental health journal, Vol. 24(2), 126–148 (2003).

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