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Dovrò partorire da sola causa COVID… e quindi?

partorire da sola

L’idea di partorire da sola a causa del COVID ti turba? Leggi questo articolo per guardare a questa esperienza con uno sguardo diverso e arrivare al parto il più preparata e tranquilla possibile.

Premessa: il titolo di questo articolo è volutamente provocatorio. È naturale e quasi scontato che ogni donna incinta vorrebbe vivere un bel parto senza complicanze e senza mascherine, poter disporre di un compagno affettuoso e tranquillo che la sostenga e che le permetta di stritolargli la mano durante le contrazioni e le spinte, avere a che fare solo con personale medico e ostetrico gentile, comprensivo ed empatico, poter ricevere le visite di amici e parenti nei momenti più opportuni…e così via.

È però necessario fare i conti con la realtà dei fatti: in tempo di pandemia da COVID-19, purtroppo, non avrai la certezza di essere accompagnata da una persona di tua scelta durante il parto.

Accesso dell’accompagnatore al parto

Al fine di limitare le possibilità di contagio, infatti, dall’inizio della pandemia le strutture sanitarie hanno vietato l’accesso ai visitatori. Ad oggi la situazione varia da struttura a struttura e da reparto a reparto. Non solo: le regole possono cambiare da una settimana all’altra, a seconda della situazione epidemiologica locale.

L’attuale orientamento dei reparti di maternità, dove possibile, è concedere l’accesso del padre (o di un accompagnatore del parto) nei momenti immediatamente precedenti e successivi al parto, previo recente risultato negativo di tampone.

La situazione ovviamente è diversa nel caso in cui la donna sia positiva al tampone per Sars-CoV-2: in questo caso è previsto l’isolamento (quindi non possono entrare accompagnatori al parto), ma, se le condizioni cliniche della madre lo consentono, sono comunque previsti il rooming-in (cioè il permanere del neonato nella stessa stanza della madre), lo skin-to-skin (il contatto pelle a pelle) e l’allattamento. Il tutto, ovviamente, con le dovute misure precauzionali anti-contagio (frequente igienizzazione delle mani e dell’ambiente, utilizzo di mascherina almeno chirurgica). Questo perché i rischi di un’infezione neonatale da Sars-2-CoV (che, con le misure preventive sopra menzionate, ha una probabilità molto bassa di essere trasmessa dalla madre) sono nettamente inferiori rispetto alle problematiche dello sviluppo che comporta l’assenza di contatto fisico con la madre.

Cosa dice la legge

Molte donne protestano dicendo “Ma avere il mio compagno accanto a me durante il parto è un mio diritto!”. Attualmente, la presenza di un accompagnatore al parto non è una legge (viene spesso citata a tal proposito la proposta di legge Zaccagnini, che però non è mai diventata legge, bensì è decaduta con la precedente legislatura). È invece una raccomandazione dell’OMS per favorire una maternità positiva.

A inizio pandemia, l’Istituto Superiore di Sanità ha fornito delle indicazioni per garantire, qualora possibile in sicurezza, la presenza di un accompagnatore durante parto (https://www.epicentro.iss.it/…/sars-cov-2-gravidanza…), in accordo con le raccomandazioni dell’OMS.

Nella realtà dei fatti però, al di là della raccomandazione, il tutto è lasciato nelle mani delle singole strutture, che in questo contesto di emergenza hanno ovviamente priorità diverse a seconda della situazione epidemiologica locale e delle risorse economiche disponibili.

Quindi, nonostante molte strutture si siano organizzate e si stiano organizzando per garantire la presenza di un accompagnatore durante il parto e nella degenza post-partum, al momento c’è ancora un’ampia variabilità da struttura a struttura e tra regime pubblico e privato (dove, va da sé, sono maggiori le risorse economiche per far fronte alla prevenzione di contagi con eventuali focolai intraospedalieri).

E tu, come ti senti al pensiero di partorire da sola?

Se sei incinta e pensi alla possibilità di dover partorire da sola, senza la presenza di una figura familiare, potresti provare diverse emozioni e sensazioni negative, come:

  • senso di ingiustizia
  • rabbia
  • sconforto
  • ansia
  • paura…

È normale provarle, viste le circostanze. Se però queste emozioni prendono il sopravvento e oscurano le tue giornate, vale la pena provare a considerare dei punti di vista differenti, che possano aiutarti a ritrovare il tuo equilibrio e affrontare il parto e il puerperio con serenità, nonostante le circostanze. Vediamoli insieme come scoprire il lato positivo di questa esperienza.

partorire da sola

Guarda anche il lato positivo

Un rapporto più stretto con il personale sanitario

È banale, ma anche medici ed ostetriche sono esseri umani. Questo vuol dire da una parte che le relazioni che il personale instaura con i pazienti saranno sicuramente influenzate dalle caratteristiche individuali (con conseguenti simpatie e antipatie, anche se è sempre auspicabile che il personale mantenga un atteggiamento professionale nei confronti dei pazienti). D’altra parte, però, significa anche che medici e ostetriche sono in grado di mettersi nei vostri panni, di comprendere quello che state passando e di tendervi una mano nel momento del bisogno.

partorire da sola

Meno interferenze

Per quanto sia gioioso ricevere subito le visite di amici e parenti, pensate che in fondo, i festeggiamenti (con le dovute precauzioni) saranno rimandati solo di qualche giorno.

Potrete così dedicare al vostro riposo le giornate immediatamente successive al parto. Dormire senza troppe interruzioni, riprendervi dalla fatica e/o da eventuali conseguenze fisiche del parto, prendervi il vostro tempo in un ambiente tranquillo per cominciare a conoscere il neonato, capire come prendervene cura nel modo migliore (senza troppe voci esterne a dare la propria opinione) e iniziare a instaurare quel legame unico e speciale che sarà una guida importante per il vostro rapporto lungo tutta la vita.

partorire da sola

Cosa puoi fare per prepararti?

Ecco cosa puoi fare per fronteggiare la paura di partorire da sola durante questa pandemia di COVID-19:

Informati

Chiedi informazioni precise alla struttura in cui hai deciso di partorire:

  • Come sono regolamentati gli accessi di un eventuale accompagnatore
  • Cosa succederebbe se tu o lui doveste avere un tampone positivo per Sars-2-CoV?
  • C’è la possibilità di avere un supporto psicologico durante il ricovero nel caso in cui scoprissi di essere positiva al tampone per Sars-2-CoV?

Lavora su te stessa

Questo è un buon momento per lavorare su te stessa e trovare le risorse necessarie. Per prepararti al parto durante la pandemia dovrai sviluppare:

Se senti di avere bisogno di un confronto su queste tematiche, contattami!

Fatti aiutare

Se non sei sicura di possedere queste risorse, prova a seguire un corso di preparazione al parto incentrato anche sulla preparazione psicologica della futura mamma. Impedirai così all’idea di partorire da sola di metterti in crisi!

Inoltre, se ti senti molto spaventata all’idea di affrontare il travaglio, il parto ed il postpartum da sola perché

ti consiglio caldamente di farti seguire da un professionista della salute mentale. Avrai così modo di trattare i tuoi disturbi, affrontare con maggior serenità questo periodo di cambiamento e prevenire problemi futuri che potrebbero ripercuotersi anche sulla vita di tuo figlio.

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Prepararsi al parto con l’ipnosi: le esperienze

prepararsi al parto con l'ipnosi

Queste mamme hanno deciso di prepararsi al parto con l’ipnosi, raccontare la loro esperienza e condividere le loro riflessioni sull’utilità del percorso fatto. In sintesi: consigliano caldamente il Training Ipnotico al Parto!

SARA G.: grazie alla preparazione al parto con l’ipnosi ho partorito con serenità e senso di competenza

Ho conosciuto la dottoressa Delpin al settimo mese della mia prima gravidanza, in un momento di grande ansia per il parto ormai prossimo. Pur avendo seguito il corso preparto offerto dalla mia ASL e avendo letto diversi libri, molti erano i dubbi e le ansie relative al parto, perciò l’aiuto fornito dall’ipnoterapia si è dimostrato fondamentale.

Nelle sei sedute che ho effettuato ho trovato uno spazio dove fermarmi e ascoltarmi (cosa non così facile in un momento di tanto affaccendamento per la nascita ormai prossima), dove condividere i miei timori e le mie aspettative e, soprattutto, uno spazio dove acquisire tecniche che si sono rivelate preziosissime. Ritengo infatti che sia merito della Dottoressa Delpin se sono arrivata a vivere il travaglio con grande serenità e con una sensazione di competenza, scaturite dal lavoro svolto insieme e mirato ad avere fiducia nella mie capacità biologicamente innate. Le tecniche apprese mi hanno aiutata nell’impresa da me auspicata di partorire senza sentire il bisogno di ricorrere all’epidurale, nel pieno rispetto della fisiologia e con serenità. Mi sento quindi di consigliare a tutte le donne in dolce attesa e che desiderino un aiuto nella gestione della paura per il parto l’ipnosi con la dottoressa Delpin.

MICHELA: la tranquillità nonostante la fobia per gli aghi

Grazie al training ipnotico al parto sono riuscita ad affrontare il parto cesareo e la degenza consecutiva in tranquillità, nonostante la mia fobia per gli aghi e le procedure mediche.

PAOLA: un parto veloce

L’esperienza del training ipnotico al parto è stata piacevole, utile a prefigurarmi a cosa sarei andata incontro e a prepararmi bene. Non so se è del tutto merito del training ipnotico ma ho avuto un travaglio attivo e parto molto veloci e senza lacerazioni.

SARA: ho ricevuto i complimenti dell’ostetrica!

Scrivo con grande piacere una testimonianza del mio percorso svolto con la Dott.ssa Delpin per ringraziarla ma soprattutto per tutte coloro che devono prepararsi al grande evento del parto e che stanno valutando di prepararsi al parto con l’ipnosi con Anna Delpin. Grazie alla preparazione fatta (online) ho potuto affrontare il mio primo parto con una serenità che, oltre ad aver fatto andare tutto per il meglio, ha anche accelerato tutto lo svolgimento in quanto il mio corpo collaborava in sincronia con gli sforzi di venire al mondo del mio piccolo ed abbiamo ricevuto anche i “complimenti” da parte dell’ostetrica che ci ha seguiti.

Avrei potuto scegliere di fare la preparazione al parto con un professionista più vicino alla mia residenza e pertanto dal vivo, ma ho comunque preferito la dott.ssa Delpin (che mi aveva già aiutata in un momento di blocco nella scrittura della mia tesi di specialità) in quanto quello che la differenzia dagli altri, oltre alla professionalità in ambito psicoterapeutico, è la sua formazione in ambito medico: oltre a prepararmi con le induzioni ipnotiche è stata in grado di rispondere a tutte le mie domande e i dubbi più specifici legati al pre-parto, al parto e anche al post-parto. Se state pensando se ne valga la pena, per quella che è la mia esperienza dico che è quasi indispensabile!

GIULIA: preparandomi al parto con l’ipnosi sono riuscita a gestire paura e panico

Ho avuto un travaglio lungo e gestito praticamente da sola (con il solo aiuto di mio marito). È stata un’esperienza forte e non semplice ma sono riuscita a gestirla nel modo migliore, senza essere sopraffatta da paura e panico. Pensavo, durante la gravidanza, che non sarei stata in grado di fare tutto ciò. Invece, grazie alla preparazione fatta attraverso il training, ci sono riuscita.

FRANCESCA: ce l’ho fatta nonostante un cesareo d’urgenza

Cara Dottoressa,
a distanza di vari mesi dal mio parto volevo ringraziarla di cuore per il supporto che mi ha dato con il suo corso di training ipnotico al parto. Ricordo ancora il terrore e l’ansia di non farcela che avevo prima del parto. Grazie alla preparazione fatta insieme, ho potuto gestire al meglio le mie paure permettendomi di vivere con tranquillità le ultime settimane di gravidanza ed affrontare il parto con grande serenità. Questo percorso mi ha permesso di acquisire delle competenze che si sono dimostrate preziose durante il travaglio ma anche nei giorni successivi (avendo dovuto affrontare un cesareo d’urgenza).
Consiglio davvero a tutte le mamme in dolce attesa di fare questo percorso con la Dottoressa Anna Delpin che è una persona molto preparata e professionale, oltre che estremamente disponibile.
Grazie ancora Dottoressa, credo che senza di lei tutto sarebbe stato più difficile.

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Caffeina in gravidanza e allattamento: tutto quello che devi sapere!

Caffeina in gravidanza e allattamento

Tutta l’evidenza scientifica attualmente disponibile sull’uso di caffeina in gravidanza e allattamento riassunta in 5 punti cardine. Ecco tutto quello che devi sapere:

  1. La caffeina non si trova soltanto nel caffè, ma anche in numerosi altri prodotti alimentari, farmaceutici e cosmetici: soprattutto tè, cacao, bevande energetiche (ma non solo, anche in bevande analcoliche, barrette proteiche, integratori, cosmetici e farmaci!).

  2. Gli effetti della caffeina sul tuo organismo dipendono sia dalla tua sensibilità individuale a questa sostanza, sia dal suo livello nel sangue: in linea di massima, bassi livelli corrispondono a effetti positivi, mentre alti livelli portano a effetti negativi. La concentrazione di caffeina nel sangue è determinata dall’equilibrio fra la dose che assumi e la capacità del tuo organismo di metabolizzarla.

  3. Se sei in gravidanza, metabolizzi la caffeina molto più lentamente, quindi anche dosi relativamente basse possono causare alti livelli di concentrazione nel sangue e portare a effetti negativi. Inoltre, superando la barriera placentare, la caffeina arriva al feto (che non è in grado di metabolizzarla!) e ad alte dosi può rallentarne la crescita o anche aumentare il rischio di aborto spontaneo.

  4. Anche se ad un mese dal parto il tuo metabolismo della caffeina è ritornato normale, durante l’allattamento questa sostanza passa nel latte e può dare effetti negativi al tuo bambino (che nei primi sei mesi di vita la metabolizza ancora lentamente). Assumendo caffeina, il bambino può manifestare nervosismo, irrequietezza e disturbi del sonno.

  5. Cosa puoi fare per evitare problemi con la caffeina in gravidanza e allattamento?
    • Comprendi il tuo grado di sensibilità alla caffeina: quali effetti ti provoca? Sopra quale quantità e frequenza ti causa effetti negativi?
    • Impara a calcolare quanta caffeina assumi durante la giornata.
    • Non superare la quantità di caffeina che crea problemi a te o al tuo bambino, comunque tieniti sotto la dose di sicurezza raccomandata di 200 mg al giorno (l’equivalente di due tazzine di espresso).
Leggi tutto “Caffeina in gravidanza e allattamento: tutto quello che devi sapere!”

Prepararsi al parto durante la pandemia

prepararsi al parto durante la pandemia

Molte donne si stanno chiedendo quale sia il modo migliore per prepararsi al parto durante la pandemia. In questo articolo troverai alcune considerazioni utili per capire come orientarti.

Principali problemi delle donne incinte durante la pandemia

A causa della pandemia di COVID-19, i centri nascita si sono riorganizzati per rispettare le normative volte a prevenire l’aumento dei contagi. Questo ha portato a due principali conseguenze per le donne incinte.

  1. La sospensione dei corsi pre-parto in presenza, sostituiti da corsi online che forniscono alle donne incinte le informazioni essenziali. Con questa diversa modalità purtroppo è più difficile creare una rete di sostegno tra future mamme.
  2. La limitazione degli accessi ai centri nascita. Spesso le donne che partoriscono non possono avere un accompagnatore durante il parto. Non possono nemmeno ricevere le visite di amici e familiari nei giorni di ricovero post-partum.

Vengono perciò meno occasioni preziose di confronto e di sostegno. Rispetto a prima della pandemia, quindi, una donna incinta o una neomamma possono sperimentare più facilmente vissuti di solitudine ed isolamento.

Questo quadro, unito alle altre preoccupazioni che la pandemia e la gravidanza comportano, predispone le donne incinte e le neo-mamme all’insorgenza o aggravamento di sintomi ansiosi e depressivi. Le donne più vulnerabili in questo senso sono quelle che hanno già sperimentato dei disturbi psicologici in precedenza.

Purtroppo i disturbi ansiosi e depressivi non hanno solo conseguenze negative sulla salute della donna. Ne possono risentire anche la relazione tra la madre e il bambino e quindi, a cascata, la salute del nuovo nato.

Di conseguenza, è urgente lavorare sulla prevenzione.

Una soluzione per prepararsi adeguatamente al parto durante la pandemia

Al giorno d’oggi un corso pre-parto online non può limitarsi a fornire alla donna competenze teoriche sul travaglio, sul parto, sulla gestione del dolore.

Alla normale preoccupazione per il parto e la maternità si aggiungono le aggravanti date dall’emergenza sanitaria mondiale e dall’isolamento. È quindi essenziale prevedere anche un adeguato supporto psicologico professionale volto a prevenire e gestire l’insorgenza di disturbi ansiosi e depressivi. Questo è ancora più valido per prevenire la psicopatologia post-partum nelle donne più a rischio: coloro che hanno già sofferto di disagio psicologico in precedenza.

Per una donna incinta durante questa pandemia è infatti ancora più importante:

  • rafforzare il proprio senso di competenza, la sua autostima e la sua autonomia.
  • conoscere e capire cosa succederà durante travaglio e parto e nel post-partum
  • imparare tecniche di gestione del dolore
  • imparare a gestire l’ansia da gravidanza in questo contesto storico
  • avere il sostegno di una figura professionale in grado di individuare e modificare i fattori di rischio per l’insorgenza di psicopatologia, riconoscere l’eventuale manifestarsi di disturbi psicologici e indirizzare un eventuale trattamento tempestivo, adeguato ed efficace.

La chiave è quindi integrare una preparazione per il parto con l’attenzione alla sfera emotiva e affettiva della futura mamma. La mia proposta in tal senso è un percorso di preparazione mediante l’ipnosi: il Training Ipnotico al Parto.

Ho paura del parto, aiuto! (Sarò mica tocofobica?)

paura del parto

Nel mondo occidentale una donna incinta su cinque ha paura del parto. Ma questa paura non colpisce solo le donne in stato interessante: si stima che a livello mondiale il 14% delle donne in età fertile abbia paura di partorire.

La paura del parto è un disturbo di tipo ansioso. Si può presentare con diversi livelli di severità, dal grado più lieve ad una forma grave e invalidante: la tocofobia (dal greco: tokos= parto + fobos = paura).

La paura del parto può essere:

  • primaria: può manifestarsi anche prima di rimanere incinta, fin dall’età adolescenziale.
  • secondaria: è conseguente a precedenti esperienze ostetriche traumatiche oppure alla depressione in gravidanza.
paura del parto

Perché insorge la paura del parto?

Fattori predisponenti

Ci sono dei fattori che possono predisporti alla paura del parto. In particolare possono essere fattori:

  • biologici, come la giovane età e avere una ridotta tolleranza al dolore.
  • psicologici, come essere una persona ansiosa, avere una bassa autostima, essere poco assertiva, soffrire di disturbi psichiatrici non correlati alla gravidanza, soffrire di depressione o altri problemi psicologici insorti in gravidanza, aver avuto esperienza di abuso sessuale o problemi sessuali, non avere adeguate conoscenze sulla gravidanza e sul parto.
  • ambientali: subire molto stress quotidianamente durante la gravidanza.
  • socio-relazionali: non avere supporto sociale, non avere un lavoro, avere un rapporto di coppia insoddisfacente, non convivere con il padre del bambino.

Cosa c’è dietro alla paura del parto

Gli studi hanno rilevato che la paura del parto ha origine multifattoriale. In particolare, le seguenti motivazioni sono alla base dell’insorgenza di questa paura:

  • Fobia del dolore e la convinzione di avere una bassa tolleranza alla sofferenza.
  • Paura che si riattivino eventi traumatici del passato (abusi, abbandoni).
  • Precedenti esperienze ostetriche negative che sono risultate traumatiche: parto traumatico (anche se può essere considerato normale dal punto di vista ostetrico), aborto spontaneo, morte fetale, interruzione volontaria di gravidanza.
  • Paura di essere incapace di dare la vita.
  • Il futuro padre del nascituro manifesta ansie e preoccupazioni.
  • Fobia di diventare madre.
  • Trasmissione familiare, anche attraverso le generazioni, del messaggio che il parto è un evento pericoloso, da temere.
  • Paura di vivere momenti di panico o perdita di controllo durante il parto.

Conseguenze della paura del parto

Le conseguenze della paura del parto si possono suddividere a seconda del momento temporale in cui avvengono.

Prima del parto

Le donne che hanno paura del parto tendono ad usare meticolosamente metodi anticoncezionali per evitare di rimanere incinta (anche se sentono il desiderio di avere un figlio). Alcune si sottopongono alla legatura delle tube o richiedono al partner di sottoporsi a vasectomia.

Nel caso in cui rimangano incinte, alcune donne affette da severa tocofobia hanno un disagio interiore talmente forte da scegliere di interrompere volontariamente la gravidanza al fine di evitare il parto.

Altre donne con paura del parto richiedono al ginecologo di programmare un taglio cesareo elettivo, anche se non ci sono indicazioni mediche. La possibilità di fare questa scelta è un argomento ancora controverso e dibattuto. Quando una donna presenta al ginecologo questa richiesta, deve essere ben informata sui benefici ed i rischi del parto cesareo elettivo. Rispetto al parto fisiologico, il cesareo d’elezione comporta, oltre ad una degenza ospedaliera più lunga, una aumentata incidenza di complicanze materne a breve termine, in particolare emorragie, isterectomia peripartum ed arresto cardiaco.

Durante il parto

Durante il parto, le donne con tocofobia presentano più alti livelli di ansia.

L’ansia aumenta la produzione di cortisolo, che devia la circolazione sanguigna dall’utero, accentua i dolori e riduce la produzione di ossitocina. Questa è essenziale nell’avviare e mantenere il travaglio, quindi il travaglio nella donna in preda alla paura può rallentare o addirittura interrompersi.

L’ansia nella donna può poi comportare ridotto apporto di ossigeno e nutrienti attraverso la placenta.

La madre che ha una grande sofferenza emotiva durante il parto tende inoltre a comportarsi in modo difensivo e/o aggressivo, invece che collaborativo. Questo ostacola il suo essere attiva nell’accompagnare alla nascita il bambino.

Infine, se alla madre vengono somministrati durante il travaglio farmaci per alleviare i sintomi ansiosi, questi possono influenzare anche il neonato.

Dopo il parto

L’ansia materna può causare un incremento dell’irritabilità e irrequietezza del bambino subito dopo la nascita.
Inoltre è correlata a ritardo nello sviluppo mentale e motorio a 8 mesi.
Vi sono infine evidenze che l’ansia materna renda il bambino più sensibile e vulnerabile all’ansia e ai disturbi depressivi in infanzia ed età adulta.

paura del parto

Soffri di tocofobia?

Di seguito troverai un elenco di situazioni che accomunano le donne che soffrono di tocofobia. Tuttavia, questo elenco ha esclusivamente uno scopo orientativo e non sostituisce una diagnosi fatta da un professionista della salute mentale.

Potresti soffrire di tocofobia se…

  • Fai incubi sul parto.
  • Ti lamenti molto dei disagi fisici della gravidanza.
  • Hai difficoltà di concentrazione sul lavoro o nelle attività domestiche.
  • Hai paura del dolore, delle ferite ostetriche, del taglio cesareo d’emergenza, dell’incompetenza dello staff, di morire durante il parto, di dare alla luce un bambino con problemi fisici o con una malformazione congenita.
  • Credi fermamente che il parto fisiologico sarebbe estremamente doloroso e sicuramente traumatico, ed eviti accuratamente di rimanere incinta (anche se lo desidereresti molto). Oppure, se sei già in dolce attesa, vorresti sottoporti ad una interruzione volontaria di gravidanza o ad un taglio cesareo programmato per evitare di partorire in modo fisiologico.
  • Hai paura che la gravidanza o il parto riattivino delle precedenti esperienze traumatiche (un abuso o un parto traumatico).

Cosa posso fare se ho paura del parto?

Innanzitutto rivolgiti ad un professionista della salute mentale (psicologo, psichiatra, psicoterapeuta) che possa aiutarti ad inquadrare la tua paura e fare eventualmente una diagnosi puntuale.
In seguito alla diagnosi, potresti ricadere in una delle seguenti situazioni.

Ho una lieve o moderata paura del parto

Sappi che sei in grado di fronteggiare autonomamente le tue ansie e le tue paure.
Come? Cercando informazioni, trovando sostegno all’interno della tua rete sociale o rivolgendoti al tuo medico di fiducia.
È importante che parli dei tuoi sentimenti (anche se non sei abituata o se pensi che non sia nel tuo carattere farlo) e che aumenti le tue conoscenze sulla gravidanza e sul parto. Per fare questo, la preparazione al parto è una fonte preziosa di aiuto.

Qualora, nonostante tutto questo, la tua situazione dovesse non migliorare, rivolgiti ad uno psicoterapeuta per ottenere l’aiuto di cui hai bisogno.

Soffro di tocofobia

Se la paura del parto è particolarmente invalidante, ti sarà utile rivolgerti al più presto ad uno psicoterapeuta per lavorare su più livelli:

Elaborare eventuali traumi pregressi: una tecnica utile a questo scopo è l’EMDR, che consente di elaborare i traumi in tempi rapidi.
– Trattare una eventuale depressione con psicoterapia ed eventuale terapia farmacologica.
– Fare un percorso di counseling per scegliere quale è per te il miglior modo per partorire.
– Fare una preparazione al parto mirata e personalizzata, che ti consenta non solo di acquisire tecniche di rilassamento e gestione del dolore, ma anche di raccogliere informazioni su come sarà il parto e acquisire competenze per affrontarlo al meglio in tutte le sue sfaccettature.

guarire dalla paura del parto

FONTI

Saisto T, Halmesmäki E. Fear of childbirth: a neglected dilemmaActa Obstet Gynecol Scand. 2003;82(3):201‐208.

Grussu P., Bramante A. Manuale di psicopatologia perinatale. Erickson ed.; pagg. 205-237

https://www.epicentro.iss.it/materno/LineeGuideCesareo2012

https://www.epicentro.iss.it/materno/pdf/LG_cesareo_comunicazione.pdf

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Il parto traumatico

Il parto traumatico

parto traumatico

Il mio parto è stato traumatico

Fra le donne che hanno partorito, una su tre (il 33%) riferisce di aver vissuto un parto traumatico. Questo può accadere perché la donna ha sperimentato:

  • una situazione oggettivamente traumatica in cui la vita o l’integrità fisica di mamma e bimbo sono stati davvero a rischio (come un parto operativo o cesareo d’emergenza);
  • eventi percepiti soggettivamente come traumatici, anche se il parto è risultato fisiologico dal punto di vista ostetrico.

I disturbi legati all’aver vissuto un parto traumatico si risolvono, nella maggior parte dei casi nell’arco di qualche settimana. Se però noti che continui a stare male anche oltre il primo mese dal parto, potresti soffrire di disturbo da stress post-traumatico correlato al parto: una condizione invalidante che può portare ad un significativo peggioramento della qualità della vita per te e per il tuo bambino.

Soffri di di PTSD correlato a parto traumatico?

Un quarto (25%) delle donne che hanno vissuto un parto traumatico sviluppa in modo conclamato un PTSD (disturbo da stress post-traumatico) manifestando i seguenti sintomi (non necessariamente tutti, ma almeno uno per punto) da più di 30 giorni:

  • Rivivere il parto traumatico con incubi, immagini intrusive, flash-back, percezioni negative e rabbia.
  • Avere paura del parto (o addirittura soffrire di tocofobia); evitare qualsiasi esperienza/oggetto/persona/situazione ricordi il parto traumatico; evitare ulteriori gravidanze o preferire un cesareo elettivo per partorire.
  • Alterazioni dell’umore (diminuzione dell’interesse per le attività; diminuzione nell’espressività delle emozioni; sentirsi alienate, distaccate, provare un senso di estraneità; provare sentimenti persistenti di paura, rabbia, terrore, senso di colpa, vergogna) e della cognizione (problemi di memoria, aspettative e credenze negative persistenti su se stesse) .
  • Disturbi del sonno; difficoltà di concentrazione; aumentata irritabilità, aggressività e reattività; comportamenti autodistruttivi o spericolati.
parto traumatico

Come curare il PTSD correlato al parto

Per le donne che si ritrovano profondamente segnate da un parto traumatico è importante elaborare il prima possibile questo trauma mediante un percorso psicoterapeutico (una delle metodiche d’elezione indicate per il trattamento del PTSD è l’EMDR), affinché l’evento non provochi conseguenze pesanti sulla vita della madre e, quindi, sulla relazione con il bambino. Superare il trauma favorirà così l’instaurarsi di una maternità positiva.

Devo partorire: sono a rischio di sviluppare un PTSD da parto traumatico?

Sei più a rischio di sviluppare un PTSD da parto se:

  • Precedentemente al parto:
    • hai avuto problemi psichiatrici, e in particolare la depressione e/o una precedente storia di PTSD, anche correlati ad un precedente parto traumatico;
    • sei una persona generalmente ansiosa;
    • hai delle patologie correlate alla gravidanza;
    • hai una gravidanza indesiderata;
    • sei stata vittima di violenza sessuale.
  • Durante il parto:
    • hai provato paura per te stessa o per il neonato;
    • hai subito eventi oggettivamente traumatici (come un cesareo urgente o un parto operativo vaginale);
    • desideri fortemente mantenere il controllo;
    • le tue aspettative riguardo alla nascita del tuo bambino vengono deluse;
    • non hai supporto;
    • percepisci un dolore eccessivo e non gestibile durante il travaglio.
  • Successivamente al parto:
    • non hai supporto da parte di famiglia e amici ;
    • il tuo bambino presenta dei problemi (in particolare se il suo peso alla nascita è inferiore a 1 Kg).

Come prevenire il PTSD correlato al parto

È vero che alcuni fattori che predispongono ad avere un parto traumatico e un conseguente disturbo da PTSD sono non modificabili e non prevedibili, ma si può comunque fare della prevenzione per far sì che quello che succederà non segni profondamente.

  • Dal punto di vista fisico: prenditi cura della tua salute e della salute del tuo bambino e fai scelte sanitarie adeguate a te ma in modo davvero informato, collaborando con il personale sanitario che ti segue;
  • Dal punto di vista psicologico,
    • Cerca il supporto della tua rete sociale.
    • Se hai già sofferto in passato di depressione o PTSD in generale, fatti accompagnare da un professionista della salute mentale che ti aiuti a valutare il tuo livello di equilibrio psicologico ed a trattare eventuali scompensi.
    • Tratta eventuali tocofobia o PTSD correlato a parti precedenti con l’aiuto di uno psicoterapeuta (una metodica indicata in questo ambito è l’EMDR).
    • Preparati al parto con un metodo che ti insegni come affrontare travaglio e parto dal punto di vista pratico ma che favorisca anche il mantenimento del tuo equilibrio psicologico mediante rinforzo delle tue risorse interiori (come il Training Ipnotico al Parto).

Se hai dubbi, domande, curiosità o se vuoi espormi la tua situazione, contattami!

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FONTI

PTSD Disordine da Stress Post-Traumatico nel puerperio: risultati di una indagine conoscitiva su 46 madri presso l’Istituto Ostetrico-Ginecologico Luigi Mangiagalli di Milano / B. Cigoli, C. Maggioni, D.Calistri. – [s.l] : null, 2007 Sep 20.

Grussu P., Bramante A. Manuale di psicopatologia perinatale. Erickson ed.

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Maternità positiva: la ricetta perfetta e i tre ingredienti segreti

Competenza materna: sarai una mamma capace?

competenza materna

Diventare madre può essere contemporaneamente un momento di grande gioia e grande stress. Infatti non sei più responsabile solo di te stessa, ma lo diventi anche di tuo figlio.
Questo momento di transizione ti permette di valutare accuratamente la tua competenza materna, cioè la tua capacità di prenderti cura di un altro essere umano. Questa è un elemento importante, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), per vivere una maternità positiva.

Cos’è la competenza materna? È la capacità della madre di mettere in atto comportamenti, abilità e strategie che promuovano uno sviluppo positivo del figlio e che ne favoriscano l’adattamento all’ambiente. Questo significa essere in grado di:

  1. stabilire obiettivi appropriati;
  2. monitorare i comportamenti (tuoi e di tuo figlio);
  3. mettere in atto strategie adeguate per raggiungere gli obiettivi;
  4. valutare l’efficacia delle tue azioni.

La capacità di creare un ambiente salutare e sereno, favorevole per la crescita e lo sviluppo del bambino, è strettamente correlata all’auto-efficacia materna.

Competenza materna e auto-efficacia: quale relazione?

L’auto-efficacia materna è ciò che tu pensi delle tue capacità di organizzare ed eseguire un insieme di compiti finalizzati al crescere un figlio. Fa parte della tua autostima materna e favorisce una serie di effetti positivi e protettivi nei confronti della salute psicofisica di bambini ed adolescenti:

  • migliora la qualità delle interazioni fra la madre e bambino;
  • fa sì che la madre sia più affettuosa e responsiva;
  • rende la madre più interessata e coinvolta nello svolgere attività tipicamente genitoriali;
  • funge da “ammortizzatore” in caso di depressione della madre e di avversità associate a circostanze di vita svantaggiate;
  • riduce la probabilità che il bambino sviluppi un temperamento problematico.

D’altro canto, non essere fiduciosi nelle proprie capacità genitoriali è collegato a:

  • depressione materna;
  • credere di non poter operare dei cambiamenti in situazioni problematiche;
  • comportamento considerato “difficile” del figlio;
  • alti livelli di stress percepiti dalla madre;
  • sensazione di essere sopraffatta dalle responsabilità genitoriali e di essere sovraccaricata dai compiti che la maternità comporta;
  • tendenza a delegare agli altri la risoluzione dei propri problemi.

Il paradosso della competenza materna

competenza materna

Il tuo livello di competenza materna è quindi strettamente correlato al tuo livello di auto-efficacia come madre. Può sembrare paradossale, ma per saperci fare come mamma bisogna prima di tutto che tu ti senta in grado di fare da madre. Infatti la sensazione di esserne capace si sviluppa dopo la nascita del bambino, ma affonda le sue radici:

  • nelle tue esperienze infantili con le figure che si prendevano cura di te. Queste esperienze ovviamente si trovano nel passato e non sono modificabili, ma si possono elaborare nel caso siano state traumatiche;
  • nei messaggi esterni (culturali o della comunità in cui vivi): questi non sono facilmente influenzabili, ma si possono filtrare e valutare;
  • in una buona preparazione per il ruolo materno. Puoi lavorare su questo punto per aumentare la tua auto-efficacia, e quindi rendere più solida la tua competenza materna, già prima di partorire.

Preparati ad essere madre: il circolo virtuoso

Essere madre significa anche considerare il proprio figlio come un progetto, facendo il possibile per garantire il suo sviluppo in senso positivo. Secondo la ricerca, le madri che ottengono i migliori risultati (in termini di sviluppo psicofisico dei figli) sono quelle competenti e con alta auto-efficacia.

Per aumentare le probabilità di favorire lo sviluppo positivo di tuo figlio, puoi instaurare un circolo virtuoso. Più ti senti capace e più sei competente, più sei competente e più ti senti capace. Per fare questo puoi lavorare già da subito su tre fronti: la gravidanza, il parto e la genitorialità.

Consapevolezza e scelte durante la gravidanza

È innanzitutto importante riconoscere che durante la gravidanza ci sono dei fattori che non rientrano sotto il tuo controllo e altri che invece puoi influenzare. Per fare un esempio, alcune malformazioni hanno cause genetiche imprevedibili, mentre altre sono addirittura prevenibili. Infatti per prevenire i difetti del tubo neurale (come la spina bifida) si raccomanda l’assunzione di acido folico già prima del concepimento, e poi per tutto il primo trimestre.

Per aumentare la tua auto-efficacia e la tua competenza, puoi coltivare la capacità di riconoscere gli elementi controllabili e concentrarvi le tue energie. Ad esempio, è controproducente che tu ti dia la colpa se ti viene diagnosticato un diabete gestazionale o una gravidanza a rischio. È invece utile che ti informi attivamente e segua sollecitamente le indicazioni terapeutiche che ti verranno date dal medico.

Non è detto che sia semplice agire sui fattori modificabili. Spesso infatti questo comporta un cambiamento che si può scontrare con le tue resistenze. Oppure può portare ad una serie di problemi che farebbe più comodo non vedere. Ma avere la responsabilità della vita di tuo figlio significa fare delle scelte volte alla tutela della sua salute e del suo sviluppo. Anche se queste scelte possono essere per te scomode.

Se ti trovi in difficoltà nell’individuare i fattori in cui le tue scelte possono avere un ruolo decisivo, non esitare. Chiedi al tuo medico di fiducia o alla tua ostetrica cosa puoi fare per favorire la salute del bambino che porti in grembo.

Inoltre, se ti accorgi che ti riesce difficile mettere in pratica le indicazioni del personale sanitario, sii attiva! Rivolgiti ad uno psicoterapeuta, per avere un sostegno specializzato ed affrontare il cambiamento necessario.

Arrivare al parto già competenti

Sembra paradossale che una donna possa sentirsi competente nel partorire prima ancora di aver partorito per la prima volta, vero? Eppure il senso di competenza materna è talmente importante da essere un fattore protettivo per la salute mentale della donna che deve partorire. Sentirti competente nel partorire ti farà avere un minor rischio di depressione post partum e di disturbo da stress post-traumatico correlato al parto.

Specialmente se partorirai per la prima volta, ti chiederai: come è possibile sentirsi competenti nel fare qualcosa di cui non si ha la minima esperienza?

È un dato di fatto che ogni parto è un evento unico e imprevedibile nel suo decorso. Però l’evoluzione ci ha selezionate nel corso di centinaia di migliaia di anni, generazione dopo generazione. Possiamo quindi dire che le donne del XXI secolo d.C. hanno nel DNA la capacità di partorire.

Proprio così: sei già capace di partorire!

senso di competenza materna nel partorire

Inoltre, ci sono professioni, strutture e metodiche che possono aiutarci laddove il nostro istinto non può. Infatti ostetriche, ginecologi, ospedali, farmaci e anche il parto operativo e cesareo sono risorse che si propongono di migliorare la sorte di un parto complicato. E nella maggior parte dei casi ci riescono. Per questo non ti devono spaventare, anzi, possono farti sentire protetta e supportata nella tua competenza materna.

Da cosa è influenzata l’auto-efficacia nel partorire?

L’auto-efficacia materna nel partorire può essere influenzata negativamente da fattori di tipo:

  • culturale: ad esempio in seguito ad un periodo storico in cui il parto è stato molto medicalizzato;
  • sociale: carente o assente supporto di un partner, della famiglia o della società;
  • psicologico: bassa autostima, depressione, ansia, paura del parto o della gravidanza.

Per fortuna ci sono altrettante influenze che possono aumentare l’auto-efficacia e la competenza materna nel partorire:

  • movimenti culturali che evidenziano la necessità di far riappropriare la donna del suo ruolo centrale nel parto;
  • Il supporto del partner, della famiglia e della società (amicizie, conoscenze, associazioni, istituzioni);
  • una buona autostima, un buon tono dell’umore, adeguate capacità di affrontare e gestire le proprie ansie e paure;
  • una buona preparazione al parto.

Se però la tua auto-efficacia nel partorire è nascosta, offuscata o credi di esserne carente, chiedi aiuto. Un professionista potrà infatti aiutarti ad appropriarti di questa importante risorsa interiore che ti guiderà verso un parto ed una maternità positivi.

Gettare le basi della genitorialità

Gli aspetti pratici

Quando il tuo bambino sarà nato, avrai tutte le possibilità di metterti alla prova e fare esperienza diretta della maternità. Se saprai in che direzione muoverti, questo rinforzerà la tua competenza materna e la tua auto-efficacia, aumentando le possibilità che tuo figlio si sviluppi bene.

Sicuramente all’inizio sarà utile

  • avere pronto tutto ciò che serve dal punto di vista concreto (vestitini, copertine, carrozzina, navicella o ovetto, culla, fasciatoio, tiralatte, coppette, assorbenti, pannolini, biberon…);
  • aver organizzato la casa (e la vita!) in modo da avere almeno i primissimi mesi di tranquillità per affrontare la transizione verso la maternità;
  • trovare una o due fonti autorevoli e soprattutto aggiornate da cui trarre le indicazioni pratiche su come prendersi cura del neonato: quando e quanto nutrirlo? Come vestirlo? Qual è la tecnica per cambiare il pannolino? Come fargli il bagnetto? Che prodotti usare? In che modo può dormire in sicurezza? Sono tutte domande che possono sembrare sciocche. Ma non lo sono. Prima di fare qualcosa, non dare nulla per scontato. Potrebbe sempre esserci qualcosa che ti sfugge. E poi, se ne hai voglia, ascolta e vaglia tutti i consigli (richiesti o meno!) che ti arriveranno dagli altri!
  • avere presente quali sono le tappe di sviluppo del bambino e le abilità in relazione all’età. Questo ti servirà per sapere come stimolare il bambino in modo appropriato e cercare tempestivamente aiuto nel caso si riscontrassero dei problemi.

In questo ambito è opportuno fare costantemente riferimento all’ostetrica e al pediatra di fiducia. Puoi in aggiunta acquistare un manuale, che sia per te chiaro ed esplicativo, da consultare agevolmente mese dopo mese.

Come si comporta una mamma competente?

Prima ancora che il bambino nasca, è utile anche avere un’idea di quali sono i modelli appropriati di comportamento genitoriale. Per favorire lo sviluppo del figlio, una mamma (ma anche un papà!) dovrebbe:

  • riconoscere i bisogni del bambino, soprattutto quando è neonato, e rispondervi in modo sufficientemente pronto ed adeguato;
  • interagire attivamente con il figlio (quindi non solo rispondere alle sue richieste, ma anche stimolarlo);
  • essere attiva nella gestione dei propri problemi emotivi ed interpersonali, per gestire, ridurre o tollerare lo stress ed il conflitto;
  • accettare e legittimare le preoccupazioni e i disagi del figlio, senza sminuirli;
  • utilizzare un metodo di disciplina non punitivo ma autorevole.

Se ti accorgi che ti viene spontaneo comportarti in modo diverso rispetto a queste indicazioni, rivolgiti ad uno psicoterapeuta. Potrete così valutare insieme le tue competenze genitoriali, riconoscere eventuali problemi, capirne le origini e risolvere in modo attivo i problemi.

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FONTI

The Effects of a Childbirth Psychoeducation Program on Learned Resourcefulness, Maternal Role Competence and Perinatal Depression: A Quasi-Experiment (Fei-Wan Ngai, Sally Wai-Chi Chan, Wan-Yim Ip).

http://www.euro.who.int/en/health-topics/Life-stages/maternal-and-newborn-health/activities-and-tools/effective-perinatal-care-epc-training-package/epc-training-maternal-health-modules-modules-mo/1mo.-antenatal-care

Shrooti S, Mangala S, Nirmala P, Devkumari S, Dharanidhar B. Perceived Maternal Role Competence among the Mothers Attending Immunization Clinics of Dharan, Nepal. Int J Community Based Nurs Midwifery. 2016;4(2):100‐106.

http://www.copmi.net.au/professionals-organisations/what-works/evaluating-your-intervention/parents-carers-families/competence

Priscilla K. Coleman, Katherine Hildebrandt Karraker. Maternal self‐efficacy beliefs, competence in parenting, and toddlers’ behavior and developmental status. Infant mental health journal, Vol. 24(2), 126–148 (2003).

Autostima materna: tutto quello che hai bisogno di sapere

Gravidanza e maternità sono tappe vitali che cambiano profondamente l’identità della donna. Se sei incinta, da ora la tua autostima globale verrà influenzata anche dalla tua autostima materna, cioè dalla tua valutazione di te stessa come madre.
Non solo: l’opinione che hai di te stessa si rifletterà nella relazione con il tuo bambino.

In questa ottica è importante prendere consapevolezza della propria autostima materna. Cerchiamo di capire insieme perché è importante avere una buona opinione di sé come madre e soprattutto come farlo in modo equilibrato.

Perché dovresti curare la tua autostima materna (e globale) già prima del parto

Quando arriverai al momento del parto, la tua autostima globale sarà già affiancata dalla tua autostima materna: in fondo, nel momento in cui hai portato tuo figlio in grembo per circa 9 mesi sei già entrata nell’ottica di essere una madre, anche se in effetti è dopo il parto che riuscirai veramente a “metterti alla prova” come mamma e scoprire cosa pensi di te stessa in quanto tale.

Autostima globale e autostima materna rispondono rispettivamente alle domande “Come sono come persona?” e “Come sono come madre?”, e si influenzano a vicenda. Più è importante per te essere madre, più la tua autostima materna influenzerà l’autostima globale. D’altra parte, tanto migliore è la tua autostima globale “di partenza”, tanto più facile sarà avere una buona autostima materna.

Vediamo ora quali vantaggi ti porta l’avere una buona opinione di te stessa come madre.

Ti appropri più facilmente del tuo ruolo di madre

La transizione da donna a madre non è sempre un percorso privo di ostacoli. Alcune donne non sentono subito amore nei confronti del figlio neonato, preferiscono non allattarlo, provano dei sentimenti conflittuali nei confronti della maternità. E va bene così: sono sentimenti che, grazie ad una buona autostima, possono essere accolti, accettati ed elaborati.

Inoltre le madri, a prescindere dai loro sentimenti verso la maternità e verso il neonato, hanno comunque un importantissimo ruolo di cura nei confronti del proprio bambino. Più una mamma sarà competente in questo ruolo, più faciliterà un sano sviluppo del bambino.

La ricerca supporta la previsione per cui una madre con una buona autostima sarà con maggiore probabilità una madre competente ed avrà un buon livello di responsività materna: sarà cioè in grado di riconoscere, in modo continuativo nel tempo, i segnali del bambino e di rispondervi, agendo di conseguenza, in modo sufficientemente adeguato.

La responsività materna è importantissima nel primo anno di vita del neonato, perché promuove un attaccamento sicuro: il bambino sente di essere supportato incondizionatamente nelle sue necessità e questo gli garantisce una base sicura dalla quale può partire per esplorare il mondo esterno (sapendo che il genitore lo lascerà libero, vegliandolo, proteggendolo al bisogno ed eventualmente consolandolo se necessario). Il suo sviluppo neurofisiologico, fisico e psicologico sarà così favorito.

Attenzione! Questo non vuol dire che devi essere ossessiva e rivolgere al bambino attenzioni morbose, né tantomeno che devi essere sempre perfetta e non puoi permetterti di sbagliare.

Capacità di affrontare l’imprevedibilità

C’è un detto: “In ostetricia, ci sono più eccezioni che regole”. Questo è vero: sembra che non ci sia un parto uguale all’altro! Quindi anche la tua esperienza sarà unica. E imprevedibile. Ci saranno dei punti fissi, ci saranno dei protocolli che verranno seguiti per avere il miglior esito possibile dal parto. Ma l’alto tasso di imprevedibilità rende il parto un momento potenzialmente traumatico, e questo è riconosciuto dalla comunità scientifica.

L’imprevedibilità poi entrerà a far parte della tua quotidianità: il ritmo della vita cambierà in un modo repentino (un giorno sei da sola, il giorno dopo ti ritrovi a doverti occupare di un bebè!), inoltre dovrai appena iniziare a conoscere il bambino che ti troverai tra le braccia, che avrà i suoi problemi, le sue preferenze, le sue esperienze, il suo comportamento. Tutto questo fa parte della vita ed è intrinsecamente meraviglioso ed affascinante. Ciò non toglie che possa essere destabilizzante.

Le ricerche dimostrano che una buona autostima rende in grado di adattarsi in modo efficace alle contingenze e di gestire la paura e l’incertezza che queste situazioni comportano. Avere una buona opinione di te (come madre e come persona in generale) ti permetterà di affrontare con maggiore capacità di adattamento i cambi di programma e l’incertezza della vostra vita d’ora in avanti.

Capacità di affrontare le situazioni negative

È normale augurarsi che tutto vada per il meglio. Queste aspettative possono però essere infrante da eventi più o meno gravi. In questi casi ogni minaccia di evento negativo è un boccone amaro, a volte difficile da digerire. Ci sono in particolare alcuni eventi che influiscono negativamente sull’autostima materna.

Nati prematuri e problemi di salute

Anche la sola percezione che la madre ha sulla salute del bambino, indipendentemente dal riscontro effettivo di problematiche mediche, influisce sull’autostima materna: se la donna percepisce di aver partorito un bambino vulnerabile, ha un maggior rischio di sviluppare una bassa valutazione di sé.

Oltre a questo, una mamma di un bambino nato prematuramente e/o con dei problemi di salute è più a rischio di avere una bassa autostima materna, specialmente se il neonato necessita di un ricovero prolungato e ha bisogno di un periodo in terapia intensiva neonatale. In questo caso i genitori (che nell’eventualità di nascita prematura possono non essere ancora pronti, praticamente o psicologicamente, per assumere il loro ruolo) vivono momenti di incertezza e stress. Inoltre, le opportunità di accudire il bimbo sono inferiori e ci si deve confrontare con una certa passività forzata. Per fortuna negli ultimi anni le strutture ospedaliere hanno fatto enormi progressi nel comprendere e consentire la maggiore interazione possibile tra genitori e neonato: infatti, dare la possibilità ai genitori di esercitare le loro capacità permette loro di aumentare l’autostima genitoriale ed instaura un circolo virtuoso che si riflette sul benessere della madre e del bambino.

Un bambino con problemi di salute, inoltre, accentrerà tutta l’attenzione e le energie del personale sanitario e della famiglia. La mamma quindi non avrà modo di avere quel “consolidamento emotivo” che normalmente avviene dopo il parto, e la sua autostima ne risentirà.

Il comportamento difficile del neonato

A volte le madri confondono il comportamento del neonato con il suo temperamento o il suo carattere. Così l’autostima materna può essere più bassa se il bambino è poco autonomo, se dimostra una certa irregolarità nei bisogni fisiologici, se non si lascia consolare facilmente, se non è capace di di calmarsi da solo. Questi aspetti però non hanno a che fare con il carattere, ma sono causati da una transitoria instabilità fisiologica, che si stabilizza man mano nei mesi successivi al parto.

Il supporto della famiglia

Una madre che non percepisce il supporto del partner e/o della famiglia ha più probabilità di avere una bassa autostima materna. Questa percezione è estremamente soggettiva, pertanto è necessario che, almeno nel primo anno di vita del bambino da una parte la mamma sia chiara ed esplicita nelle richieste di aiuto e nel porre eventuali limiti e paletti, e dall’altra la famiglia sia aperta al dialogo e pronta ad aiutarla nelle sue necessità.

Il comportamento del personale sanitario

A volte le relazioni con il personale sanitario al momento del parto possono essere difficili.

Per la donna il parto è un evento a volte unico nella vita, carico di aspettative ed emozioni. Per il personale sanitario invece il parto, pur con la sua imprevedibilità, è un evento di routine.

Inoltre, a volte la professionalità dello staff viene inquinata: può quindi capitare che un professionista abbia una giornata negativa, abbia un brutto carattere, oppure sia spaventato da determinate circostanze ed agisca sulla base della paura. Questo può tradursi nei casi più lievi in uno scontro con la madre. Nei casi più gravi invece può sfociare nella violenza ostetrica, ovvero trattamenti irrispettosi e abusanti durante il parto nelle strutture ospedaliere. Tali trattamenti ovviamente non hanno giustificazioni plausibili: il personale sanitario dovrebbe comportarsi sempre in modo professionale. Purtroppo a volte queste situazioni si verificano comunque.

Avere una solida autostima materna è per te un notevole fattore protettivo nel caso in cui il personale sanitario si comporti in modo sbagliato nei tuoi confronti.

Il decalogo per migliorare la tua autostima materna

Aumentare la tua autostima materna significa migliorare la tua opinione di te stessa come madre. Ecco quindi un decalogo per rinforzare questo importante aspetto di te, che come abbiamo visto ha una essenziale funzione protettiva in tanti ambiti.

Autostima significa avere la consapevolezza dei propri punti di luce e delle proprie zone d'ombra.

1. Sii consapevole del tuo ruolo come madre: il tuo ruolo è supportare il tuo bambino, nutrirlo, proteggerlo, programmare il suo futuro, prenderti cura di lui. Anche se il tuo bimbo è ancora nel pancione, comincia già con il chiederti: “Come sono come persona e come madre?” e prendi consapevolezza delle tue caratteristiche e peculiarità.

2. Ricorda che essere una madre sufficientemente buona significa essere una persona autentica, che si accetta e ha consapevolezza di se stessa, sa cosa è possibile fare per migliorarsi e cosa, invece, fa parte delle sue peculiarità e può essere al massimo gestito e controllato.

3. Dopo il parto, condividi con il personale sanitario le tue impressioni sul bambino e sulla tua esperienza nel prenderti cura di lui (allattamento, cambio pannolino, …): questo darà allo staff la possibilità di capire il tuo punto di vista e di aiutarti in caso di bisogno.

4. Ricorda che se un sanitario minimizza le tue preoccupazioni (cosa ben diversa dal rassicurare!), ti tratta con sufficienza o addirittura in malo modo, non è colpa tua: non si sta comportando in modo professionale.

5. Senti il supporto del tuo partner/della tua famiglia? Prova a chiederti come eventualmente migliorare questo aspetto e sii in grado di chiedere aiuto, di avanzare le tue richieste e di porre i limiti che ritieni opportuni.

6. Se il tuo bambino ha bisogno di un ricovero prolungato, chiedi allo staff sanitario quello che puoi fare per accudirlo nonostante queste circostanze e sii attiva nell’approfittare di ogni possibilità per entrare in contatto con lui e sviluppare la vostra relazione. Solo tu puoi offrire al tuo bambino gli elementi unici di cui lui ha bisogno: il tuo tocco, la tua voce, il tuo odore, i tuoi baci, i tuoi abbracci.

7. Se il tuo bambino ha problemi di salute, ricorda che non serve a nessuno dimostrare di essere una roccia: sfogati, sii onesta sui tuoi sentimenti, affronta e risolvi le tue crisi interiori, chiedi aiuto e confronto. È importante che tu cerchi di prenderti cura di te stessa per poterti poi prendere cura al meglio del tuo bebè.

8. Ricorda che il comportamento del neonato non dipende dal suo carattere, ma è dato dalla sua condizione fisiologica, che può essere instabile e si stabilizzerà nei mesi (a volte anni) a venire. Affibbiare un’etichetta al tuo bambino nel primo anno di vita è pericoloso, perché può diventare una profezia che si auto-avvera. Abbi pazienza.

9. Siccome l’autostima materna è strettamente correlata con l’autostima globale, mettiti all’opera per migliorare quest’ultima e vedrai che anche la prima ne beneficerà.

10. Se senti di avere una scarsa autostima di base e hai paura di non riuscire a sviluppare una scarsa autostima materna, chiedi l’aiuto di uno psicoterapeuta: può essere risolutivo.

In conclusione, un buon livello di autostima materna è un pilastro fondamentale per la tua salute mentale, per vivere una gravidanza, un parto e una maternità positivi, per instaurare una relazione equilibrata con il tuo bebè e per favorire il suo sviluppo.

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FONTI

McGrath MM, Meyer EC. “Maternal self-esteem: from theory to clinical practice in a special care nursery“. Child Health Care. 1992;21(4):199‐205. doi:10.1207/s15326888chc2104_2

BBarlow J, Smailagic N, Huband N, Roloff V, Bennett C. “Group-based parent training programmes for improving parental psychosocial health.” Cochrane Database Syst Rev. 2014;(5):CD002020. Published 2014 May 17. doi:10.1002/14651858.CD002020.pub4

Mann M, Hosman CM, Schaalma HP, de Vries NK. “Self-esteem in a broad-spectrum approach for mental health promotion“. Health Educ Res. 2004;19(4):357‐372. doi:10.1093/her/cyg04

Drake EE, Humenick SS, Amankwaa L, Younger J, Roux G. “Predictors of maternal responsiveness“. J Nurs Scholarsh. 2007;39(2):119‐125. doi:10.1111/j.1547-5069.2007.00156.x

Hall LA, Kotch JB, Browne D, Rayens MK. “Self-esteem as a mediator of the effects of stressors and social resources on depressive symptoms in postpartum mothers.” Nurs Res. 1996;45(4):231‐238. doi:10.1097/00006199-199607000-00007

D.Winnicott. Colloqui con i genitori. Cortina, 1993

D. Winnicott. Sviluppo affettivo e ambiente: studi sulla teoria dello sviluppo affettivo. Armando, 1974

Maternità positiva: la ricetta perfetta e i tre ingredienti segreti

Proprio come ogni pietanza che si rispetti, anche la maternità ha tante ricette diverse: si può dire che esiste una ricetta per ogni mamma. Queste ricette hanno alcuni ingredienti in comune (il pancione, per dirne uno!), ma ci sono tre ingredienti segreti che danno alla maternità quel tocco in più e la rendono positiva.

Che la tua maternità sia stata cercata o meno, se ora stai leggendo questo articolo probabilmente ti stai chiedendo come puoi trarre il massimo da questa esperienza. Seguimi in questa metafora e immagina di trovarti a dover cucinare una pietanza nel modo migliore possibile.

Quando dobbiamo cucinare (possibilmente bene) qualcosa, ci imbarchiamo in un piccolo progetto (a volte anche assurdamente impegnativo!). A volte capita di fare le cose un po’ a caso ed avere risultati sorprendenti, ma diciamoci la verità…la maggior parte delle volte facendo le cose a caso i risultati non sono granché. Se invece vogliamo andare sul sicuro, sappiamo che facciamo bene a seguire una ricetta, possibilmente già testata e valida.

Per questo voglio parlarti della ricetta perfetta per una maternità positiva.

Per una maternità positiva

Cosa vuol dire maternità positiva

Quando cucini, per la buona riuscita della pietanza è importante sapere in partenza cosa vuoi ottenere. Vale lo stesso per la maternità. Se per una ricetta culinaria l’obiettivo è creare una pietanza appetitosa/sana/scenografica/ecc, quale potrebbe essere un obiettivo sensato per una donna incinta? Vivere una maternità positiva. Con “maternità” si intendono gravidanza, travaglio, parto, post-partum e relazione madre-bambino; ma cosa si intende con “positiva”?

Premettiamo che vivere una maternità positiva non significa assolutamente essere sempre felici, sempre positive o stare sempre bene. Se è vero che alcune donne vivono la gravidanza e la maternità come se vivessero su una nuvoletta, è altrettanto vero che per molte donne, per una gran varietà di motivi, può non essere un periodo così roseo e felice: problemi fisici davvero fastidiosi o addirittura invalidanti, ansia, preoccupazioni, pesanti sbalzi d’umore, paura per il futuro… Quindi cerchiamo di essere pratiche e non idealizzare la maternità. Guardiamola con sguardo lucido e realistico. Per farlo ci viene in aiuto l’OMS.

La maternità positiva secondo l’OMS

maternità positiva

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, oppure WHO in inglese) sostiene che ciascun essere umano ha il diritto fondamentale di godere dei migliori standard possibili nell’ambito della salute. La salute viene definita dall’OMS come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale (e non quindi solo l’assenza di disagio o infermità).

Quindi secondo l’OMS la ricetta perfetta per una maternità positiva consiste nell’avere la possibilità di condurre la gravidanza e partorire in modo sicuro per la mamma e per il bambino. Questo permette, grazie alle conoscenze scientifiche che si hanno al momento, di prevenire molte complicanze sia nell’ambito fisico che in quello psicologico.

L’OMS individua quindi una problematica aperta: le condizioni della donna che deve partorire devono essere migliorate.

Dal punto di vista fisico, negli ultimi anni le donne stanno prendendo sempre più coscienza delle loro responsabilità e dei loro diritti: seguire determinate indicazioni dietetiche, sottoporsi a regolari analisi e controlli ostetrico-ginecologici, sapere di poter fornire il consenso informato alle procedure invasive durante il travaglio ed il parto…

L’ambito psicologico invece è spesso trascurato: dalle istituzioni, dagli operatori sanitari, ma anche e soprattutto dalla donna stessa, che non sa cosa significhi davvero avere il diritto alla salute psicologica, oltre che a quella fisica.

La futura madre deve quindi essere messa nella condizione di vivere positivamente la maternità a tutto tondo. Per fare questo è quindi importante ed urgente sensibilizzare l’opinione pubblica e le donne stesse sulle buone pratiche, le strategie, la prevenzione e le terapie per garantire la salute fisica e psicologica delle future mamme.

Ingredienti “standard”

Ora che abbiamo compreso cosa vuol dire “maternità positiva”, possiamo parlare degli ingredienti che la compongono.

Gli ingredienti principali sono ovviamente:

  • una donna;
  • uno (o più) bebé in arrivo;
  • il parto: può essere fisiologico, operativo o cesareo. È un momento particolare che separa nettamente un prima in cui il bambino è dentro di te da un dopo in cui il bambino è fuori di te.

Altri ingredienti, non indispensabili ma che possono risultare molto utili, sono:

  • la presenza di un partner di supporto;
  • una rete di supporto (familiari, amici) che sappia sostenere e aiutare la donna senza essere invadente, concedendo la giusta autonomia;
  • un contesto sociale che offra risorse utili e accessibili (ad esempio il servizio sanitario pubblico).

Procedimento per una maternità positiva

Come nelle migliori ricette, ecco quindi di seguito un elenco dettagliato di passaggi davvero fondamentali per vivere questa fase della vita nel miglior modo possibile.

Durante tutta la maternità

Sfrutta le risorse che hai a disposizione per prenderti cura del benessere fisico tuo e del tuo bambino (procedure di prevenzione, screening, visite mediche, analisi del sangue, vaccini, …).

Instaura una connessione ed una relazione di cura con il tuo bambino.

Assicurati di avere a disposizione le risorse (interne ed esterne) per affrontare eventuali imprevisti, anche negativi, con capacità di adattamento.

In gravidanza

Affronta in modo maturo, attivo e consapevole i cambiamenti e gli eventuali problemi fisici, psicologici e relazionali che la gravidanza e il parto comportano. Se c’è un problema, non nascondere la testa sotto la sabbia: informati e chiedi aiuto!

Sfrutta questo momento per prepararti al parto e all’arrivo del bambino, non solo dal punto di vista pratico, ma anche psicologico.

Durante il parto

Preparati nel miglior modo possibile per il travaglio ed il parto:
informati sulle fasi del parto e sulle procedure ostetrico-ginecologiche a disposizione
– impara a gestire il dolore delle contrazioni
– informati sulla violenza ostetrica e come affrontarla
– scegli per tempo chi si prenderà cura di te in questo momento e impara ad affidartici (con il giusto spirito critico).

Dopo il parto

Informati e fai le tue scelte riguardo all’allattamento, ma sii flessibile.

Segui il programma di controlli post-partum che ti viene consigliato da chi ti ha seguita durante la gravidanza e il parto.

Impara a riconoscere i sintomi dei disturbi del post partum (baby blues, depressione, PTSD, psicosi) per chiedere aiuto nel caso si presentassero.

I tre ingredienti segreti di una maternità positiva

Chissà, ogni tanto vi sarà capitato di assaggiare un piatto e dire: “Questo piatto è proprio speciale!”, cercando di indovinare qual è quell’ingrediente che gli dà quel tocco in più. Allo stesso modo, a volte ci si trova davanti a donne che vivono naturalmente la maternità in un modo davvero speciale, e ci si chiede “Ma come fanno?”.

L’OMS indica esplicitamente tre “ingredienti segreti” (che poi tanto segreti non sono!) da inserire nella ricetta perfetta per una maternità positiva. Questi ingredienti facilitano tutti i passaggi del procedimento descritto nel paragrafo precedente (e in generale sono ottimi pilastri su cui basare la propria vita).

Un buon livello di autostima materna.

Saperci fare come mamma (o competenza materna).

Essere capace di fare scelte autonome come madre.

Se sei curiosa di capire meglio come vivere una maternità positiva, leggi subito come migliorare l’autostima materna!

FONTI

https://www.who.int/reproductivehealth/intrapartum-care/en/

http://www.euro.who.int/en/health-topics/Life-stages/maternal-and-newborn-health/activities-and-tools/effective-perinatal-care-epc-training-package/epc-training-maternal-health-modules-modules-mo/1mo.-antenatal-care

Downe S, Finlayson K, Tunçalp Ӧ, Metin Gülmezoglu A. “What matters to women: a systematic scoping review to identify the processes and outcomes of antenatal care provision that are important to healthy pregnant women“. BJOG. 2016;123(4):529‐539. doi:10.1111/1471-0528.13819

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