Come mai a volte sembra così difficile aiutare i nostri figli a trascorrere notti tranquille? Le cause possono essere molteplici. Intanto è utile capire le differenze tra il sonno dei bambini e quello degli adulti.
Differenze quantitative
In generale, i bambini necessitano di più ore di sonno rispetto agli adulti.
Esistono molte tabelle che riportano le ore di sonno necessarie per ogni fascia d’età, ma questi dati vanno sempre presi come indicazioni di massima. Per sapere se vostro figlio dorme abbastanza o no, guardate come sta di giorno: se è irritabile, agitato, stanco, allora potrebbe dormire troppo poco per il suo fabbisogno.
Mentre un adulto ha bisogno di dormire circa 8 ore (anche qui con una grande variabilità individuale: a qualcuno bastano 5 ore, altri necessitano di 10 ore), i bambini dormono indicativamente:
- Neonati: ogni 2-3 ore durante tutta la giornata, per un totale di 14-16
- A 6 mesi: 11-12 ore di notte + 3 ore di giorno (distribuiti in due o più pisolini)
- A 12 mesi: 11-12 ore di notte + 2 ore di giorno (in 1 o 2 sonnellini)
- Dai 3 anni: 10,5 ore di notte + 1,5 ore di giorno (1 pisolino)
- Dai 4-5 anni: 9-10 ore di notte.
Differenze qualitative
Il sonno in generale si distingue in fasi di sonno
- REM: questo sonno è caratterizzato all’EEG (elerttroencefalogramma) da un’attività cerebrale intensa, simile a quella dello stato di veglia. Durante il sonno REM vengono favoriti il consolidamento della memoria e degli apprendimenti, la regolazione dell’umore e della capacità di adattamento.
- non-REM: caratterizzato da onde elettroencefalografiche lente, in cui vengono promossi il riposo, la crescita fisica, la riparazione tissutale, la regolazione ormonale e del sistema immunitario.
Quando dormiamo affrontiamo vari cicli di sonno (di durata e numero variabile, dipendenti da età ed esigenze individuali), ciascuno dei quali è composto da una fase di sonno REM e una di sonno NON-REM.
Sonno degli adulti
Negli adulti il ciclo di sonno comincia con la fase non-REM, la quale presenta 4 stadi di sonno progressivamente sempre più profondo. Segue una fase di sonno REM in cui l’intensa attività cerebrale viene bloccata e non agisce sui muscoli, eccetto che per i muscoli respiratori ed i muscoli oculari, che eludono anatomicamente questo blocco.
Durante una notte di sonno, l’adulto riesce generalmente ad agganciare un ciclo all’altro senza risvegliarsi (o comunque riaddormentandosi subito) e trascorre circa il 20% del tempo in fase REM, specialmente nella seconda parte della notte.
Sonno dei bambini
Il ciclo di sonno dei bambini inizia con il sonno REM (nel quale trascorrono buona parte del sonno, dal 50% alla nascita al 25% al terzo anno d’età) al quale segue un sonno non-REM che, a differenza dell’adulto, non è suddiviso in fasi.
Il sistema nervoso dei neonati è ancora immaturo e non è in grado di bloccare gli impulsi motori (per cui i bambini durante il sonno REM si muovono, parlano, fanno versi pur essendo ancora addormentati).
Inoltre i bambini (specialmente i neonati nei primi 3-4 mesi) fanno difficoltà ad agganciare un ciclo di sonno al successivo in caso di risvegli. Questa caratteristica è stata probabilmente favorita dalla selezione naturale: infatti i risvegli più frequenti permettono al neonato di percepire i propri bisogni (ad esempio la fame, sensazioni fisiche sgradevoli, il pannolino da cambiare, il bisogno di contatto) e di “chiamare” un adulto che li possa soddisfare.
Quindi i risvegli, specialmente nei bambini molto piccoli, sono di base fisiologici, e dovrebbero diventare sempre meno probabili con il trascorrere dei mesi. Il sonno però è un’area molto sensibile, che può essere disturbata per molteplici motivazioni.
Disturbi del sonno
Problemi associati a patologie mediche.
Il primo passo, quando si è davanti ad un disturbo del sonno duraturo e disturbante, è rivolgersi al pediatra per escludere cause di origine medica, tra le quali troviamo:
- Sindrome delle apnee notturne: il bambino russa frequentemente (almeno tre volte alla settimana), ha un sonno agitato, fa spesso la pipì a letto, di giorno è iperattivo e irritabile, se è più grande può manifestare difficoltà scolastiche.
- Reflusso gastro-esofageo: il bambino vomita spesso o ha rigurgiti eccessivi, se è già capace di parlare lamenta bruciore alla bocca dello stomaco.
- Sindrome delle gambe senza riposo: di solito quando si manifesta in tenera età è ereditaria; se il bambino riesce ad esprimersi può riferire di sentire “animaletti” o “onde” sulle gambe; ha difficoltà a stare seduto o sdraiato; può essere iperattivo ed avere difficoltà scolastiche.
Parasonnie
- Sonnambulismo: il bambino si muove nel sonno e si comporta come se fosse sveglio, ma non lo è. Non bisogna svegliarlo, ma parlargli in tono calmo ed assicurarsi che non si faccia male.
- Pavor nocturnus: si manifesta specialmente nei bambini dai 20 mesi ed avviene nella prima parte della notte (perché accade nel sonno non-REM). Il bambino appare molto spaventato (può gridare o piangere), può avere gli occhi aperti o chiusi, ma è addormentato e non è consolabile. Cosa può fare l’adulto? Mantenere la calma, non provare a svegliare il bambino (l’episodio si auto-risolve nel giro di 20 minuti circa) ma al massimo rassicurarlo con la voce. In genere il pavor nocturnus è sporadico o si presenta per un periodo di tempo limitato, ma qualora dovesse continuare per più di un mese consultare il pediatra.
- Incubi: generalmente i bambini cominciano ad avere gli incubi dai 30 mesi, specialmente nella seconda parte della notte (perché avvengono nel sonno REM). Gli incubi sono provocati da sensazioni fisiche (come l’urgenza di fare la pipì), ma possono anche essere correlate a stress (cambiamenti come l’arrivo di un fratellino, un trasloco, un lutto, …), paure (prestare attenzione a filtrare eventuali scene di violenza presenti nei contenuti multimediali a cui il bambino è esposto!). Cosa fare? L’adulto, mantenendo la calma, può rassicurare il bambino, che è sveglio e consolabile. Non è utile sminuire le paure o gli incubi del bambino (ad esempio con frasi come “Ma non devi avere paura dei mostri! Non esistono!”), bensì trovare un modo (anche “magico!”) per aiutare il bimbo a gestirle. Incubi ricorrenti potrebbero essere dovuti a problematiche emotive che il bambino non riesce a superare: in questo caso è indicato rivolgersi ad uno psicoterapeuta.
DISSONIE
- Risvegli notturni frequenti (più di due per notte) e/o problematici (ovvero che richiedono un intervento anche consistente del genitore).
- Problemi di addormentamento (il bambino ha bisogno di più di un’ora per addormentarsi o necessita di elementi fissi imprescindibili dall’addormentamento, come essere allattato oppure stare nel lettone).
- Ipersonnia (dormire troppo) o insonnia (dormire troppo poco): dipendono dal temperamento del bambino (che può essere mite oppure vivace), dall’uso delle tecnologie, dai ritmi della giornata (orari, routine).
- Assenza di ritmo circadiano: il bambino scambia il giorno con la notte. In genere il sonno si sincronizza con il ritmo giorno/notte verso i 3-4 mesi (quando il bambino comincia a produrre melatonina). Per favorire questa sincronizzazione è utile uscire di giorno (esponendo il bambino alla luce del sole), garantire un ambiente buio durante la notte (possibilmente anche durante allattamento e cambi pannolino!), avere una routine quotidiana stabile (ma flessibile!).
Possibili cause delle dissonnie
- FISICI
- Piccoli problemi fisici transitori: dentini, raffreddore…
- Scatti di crescita: specialmente durante il primo anno di vita, periodicamente il bambino si sveglierà più frequentemente per 2-3 giorni consecutivi per mangiare di più (perché sta crescendo, ha bisogno di più cibo e quindi di stimolare la produzione di latte materno).
- Raggiungimento di importanti tappe di sviluppo fisico e cognitivo (circa ogni 3-4 mesi), che spesso comportano una regressione su altri piani (tra cui il sonno):
- 4° mese: il bambino è più ricettivo agli stimoli esterni (vede meglio, sente meglio, …).
- 6° mese: impara a stare seduto, inizia lo svezzamento, comincia la lallazione…inoltre il bambino ha maggior consapevolezza di essere un’entità diversa rispetto alla mamma: da qui deriva l’ansia da separazione.
- 9° mese: gattonamento, acquisizione della posizione eretta…
- 12 mesi: camminare, parlare…
- 2-3 anni: il bambino comincia a dire “NO!” (periodo oppositivo) per affermare la propria identità come diversa dall’identità dei genitori. Al contempo dipende ancora dai genitori e desidera essere rassicurato della loro presenza e disponibilità.
- AMBIENTALI: Caratteristiche della stanza in cui il bambino dorme (luce, buio, umidità dell’aria, caldo, freddo, comfort del lettino, rumori, presenza di apparecchi elettronici…).
- COMPORTAMENTALI: Abitudini (ciuccio, biberon, seno…): il bambino è abituato a ricevere dal genitore l’aiuto per addormentarsi e lo richiede anche di notte, quando si risveglia per motivi fisiologici. Ma dal 3°-4° mese ha le potenzialità per imparare ad agganciare da solo i cicli di sonno e ad auto-consolarsi. Il genitore lo può aiutare, con calma, pazienza e metodi personalizzati, a raggiungere questa competenza, essendo consapevole del fatto che non è un processo lineare, tantomeno rapido! Diffidate dai metodi preconfezionati: possono risultare efficaci per alcuni bambini, ma non è la norma! Ogni situazione è a sé stante e bisogna adeguare il metodo al bambino, non viceversa: altrimenti si rischiano ripercussioni sul benessere psicologico del bambino.
- RELAZIONALI: Questi fattori sono i più complessi da individuare e da trattare, ma se gli interventi sui fattori ambientali e comportamentali non funzionano, di solito è perché ci sono dei fattori relazionali sottostanti che complicano le dinamiche. In genere sono collegati a:
- TEMPERAMENTO DEL BAMBINO: mite/vivace
- TIPO DI LEGAME CHE HANNO I GENITORI E IL BAMBINO: attaccamento sicuro/insicuro
- RELAZIONE TRA I GENITORI: conflittuale; separazione
- STATO EMOTIVO DEI GENITORI: sconforto, rabbia, depressione (anche postpartum), frustrazione…
- RAPPORTI SQUILIBRATI O CONFLITTUALI CON LE FAMIGLIE D’ORIGINE
- PRESENZA DI FRATELLI per cui vengono provati sentimenti ambivalenti (affetto ma anche gelosia) di difficile gestione per il bambino
- ESPERIENZE PROPRIE DEL BAMBINO, come
- Precedenti esperienze negative per l’addormentamento con ad es metodi rigidi
- Situazioni in cui i bambini percepiscono negli adulti incertezza o emozioni negative. In questi casi è meglio non fingere che vada tutto bene, ma discutere la situazione con tranquillità parlando apertamente delle emozioni in gioco e normalizzandole, rassicurando il bambino sull’affetto che si prova per lui.
CONSIGLI PER FAVORIRE IL BUON SONNO DEI BAMBINI
SINTONIZZARSI CON IL BAMBINO
- Cogliere i suoi segnali di sonno per farlo dormire quando è il momento opportuno per lui (non forzarlo a stare sveglio)
- Capire i significati dei vari tipi di pianto (che si differenziano dalla 3^-4^ settimana di vita) per intervenire in modo adeguato quando il bambino lo richiede.
- NON INTERVENIRE SUBITO se il bambino si sveglia e fa qualche verso: osservarlo, vedere se si sveglia davvero o se è solo in fase REM. Se è sveglio ma tranquillo, aspettare un po’ per vedere se riesce ad agganciarsi al successivo ciclo di sonno. Se invece richiede la presenza del genitore, assecondarlo. Se il bambino non riesce a riaddormentarsi da solo, bisogna capire il perché e aiutarlo, nel tempo e con calma, ad imparare a farlo.
- Attenzione ai metodi spacciati come universali e attenzione ai paragoni con gli altri bambini: ogni caso è a sé e bisogna sintonizzarsi con il singolo bambino!
OFFRIRE AL BAMBINO SICUREZZA
Si può influire sui ritmi del bambino con regolarità di orari e di attività che lo rassicurino e gli permettano di prevedere cosa viene dopo, ma senza rigidità e sempre accogliendo i suoi bisogni.
Se ci sono delle regressioni temporanee, accettarle con serenità e senza giudizio (il bambino può essere grande, ma è sempre al contempo piccolo!). Accogliere quindi il bisogno di rassicurazione che il bambino esprime attraverso la regressione, trovando una modalità congrua (ad esempio, se il bambino fa la pipì a letto non ritornare ad usare i pannolini ma fornire rassicurazione in altri modi durante la giornata).
RICHIEDERE UNA CONSULENZA SUL SONNO DEI BAMBINI
Dopo essere andati dal pediatra per escludere patologie mediche, è indicato fare una consulenza per inquadrare bene il problema (compresi gli aspetti relazionali) e trovare soluzioni fattibili e adeguate al vostro bambino e al vostro sistema familiare. Questo è indicato:
- Quando ci sono problemi frequenti (più di tre volte a settimana) e duraturi (per più di un mese consecutivo).
- Se siete preoccupati che il problema si cronicizzi.
- A scopo preventivo durante la gravidanza o nei primissimi mesi di vita del bambino!
Richiedi qui la tua consulenza sul sonno dei bambini